Rumi e la notte delle nozze
Il 17 dicembre si commemora la dipartita del mistico Rumi, conosciuta come la "notte delle nozze".
Io son ubriaco e tu sei folle: chi mai mi porta dunque a casa?
Te l'avevo detto di bere due o tre calici in meno!
Sobrio non vedo nessuno nella città intera,
uno è peggio dell'altro, tutti ebbri e sconvolti!
Amico, vieni nella taverna per gustare il piacere dell'anima:
che gioia avrebbe mai l'anima senza l'Amato?
A ogni angolo vedo un ubriaco, un mucchio sull'altro,
e quel Coppiere d'ogni Essere con in mano la Coppa Regale!
La tua banca è l'osteria, vino son l'uscite e l'entrate,
non dare nemmeno un centesimo a chi è estraneo a quella banca divina!
O cortigiana suonatrice di liuto! Sei tu più ubriaca o son io?
Di fronte a un'ebbra come te il mio incantesimo è fiaba!
Sono uscito di casa oggi e un ebbro ho incontrato:
cento nidi, cento giardini di rose c'erano, in ogni suo sguardo.
Come nave senz'ancora traballava qua e là per la via:
cento saggi, cento santi sarebbero morti per lui!
Gli chiesi: "Di dove sei?". Rispose: "O anima mia!
Metà sono del Turkestan, metà sono della Farghana,
metà sono d'acqua e d'argilla, metà sono d'anima e cuore,
metà sono sponda di mare, metà sono perla del fondo!"
Gli dissi: "Fammi compagnia, dunque, che son tuo parente!"
Rispose: "Non più riconosco l'estraneo, io, dal parente!
Sono senza cuore e intelletto, ebbro, non ho testa e turbante,
ho un petto pieno di canti, di voci: devo spiegarteli o no?"
O Sole di Dio di Tabriz! Perché sfuggi alla folla,
ora che cento tumulti e cento malie hai lanciato nel mondo?
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