L'atto di nascita della città di Napoli

L' ATTO DI NASCITA DELLA CITTÀ DEL SOLE 

Nel 472 a.C. veniva fondata nel solstizio d'inverno Napoli. 
Così descrisse l'avvenimento il filosofo Dicearco da Messina:
"... Nell' inverno del primo anno della settantasettesima Olimpiade, al cominciare del giorno nel quale il sole, sorgendo, irradia dal punto dell'orizzonte più vicino al mezzogiorno, essendo stati assoggettati alla giurisdizione cumana gli abitanti di Partenope, noi cittadini e soldati di Cuma, sotto la guida del nobile e saggio Ileotimo, figlio di Timanore, esperto nella sapienza di Pitagora, abbiamo risalito all'alba il sovrastante colle fino alla sua vetta, allo scopo di prendere gli auspici per la fondazione di una nuova città in un sito più ampio ed agevole di quello che chiamano Euploia , ove è ristretto l'abitato di Partenope.
Al primo raggio di sole il nobile e saggio Ileotimo, arconte e sommo sacerdote, ha segnato con un regolo sul terreno appositamente e per largo tratto già spianato la direzione di quel raggio, dal punto di incontro tra la linea di mezzogiorno e quella ad essa perpendicolare sulla quale il giorno e la notte si equivalgono. Ha fatto quindi di tal punto centro di un grande cerchio e unito con un tratto del regolo i due incroci di esso cerchio con la direzione del sole e con quella equinoziale dalla parte di oriente. Ripetutosi dieci volte lungo il cerchio lo stesso tratto, è apparsa sul terreno la figura a dieci lati consacrata da Pitagora alla divinità che misura l'universo e simbolo della sua dottrina.
Il nobile e saggio Ileotimo, guida del popolo di Cuma nel cammino della sapienza, ha mostrato essere questo un chiaro segno della benigna disposizione della divinità che governa il mondo verso la nascente città e da tal segno ha stabilito che si prendesse fausto presagio, imprimendolo nel suolo della nuova città col sacro vomere dei fondatori .
A tal fine ha diviso in quattro parti il cerchio con le due linee solari , poi in otto, infine in sedici, e della sedicesima parte dalla linea equinoziale verso settentrione, dal lato di oriente, ha deviato il regolo, volendo che quella fosse la direzione rispetto alla quale, come a propria base, si sarebbe misurata la nuova città . Questo egli diceva di fare, deviando cioè il regolo di un sedicesimo di giro dalla linea equinoziale, perché i posteri riconoscessero che il fatto era avvenuto proprio nel giorno dell'anno in cui era avvenuto..."

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