No al Fiscal Compact
Il Parlamento, in totale accordo tranne Movimento 5 stelle, approva il cosiddetto Fiscal Compact che, se nulla cambierà, influenzerà dal 2015 per un ventennio in maniera profonda la vita sociale ed economica di tutti i cittadini italiani ed europei.
L'accordo del Fiscal Compact, un regolamento europeo, consta di due passaggi decisivi per la politica economica di un Paese membro.
Primo, prevede la clausola dell'obbligo del pareggio di bilancio (entrate totali e spese totali della Pubblica Amministrazione devono coincidere), che l'Italia ha addirittura inserito in Costituzione, pur senza esservi obbligata.
Secondo, chiede ai singoli paesi europei di perseguire nel ventennio tra il 2015 ed il 2035 una riduzione del debito pubblico in eccesso rispetto alla soglia del 60% del Prodotto Interno Lordo al ritmo di 1/20 l'anno. Siccome il debito italiano è oggi al di sopra del 120% del PIL, il taglio significherebbe una riduzione annua del debito pubblico italiano inizialmente del 3,5% di PIL (più di 50 miliardi di euro) e poi di 1,3% (20 miliardi del PIL attuale) verso il 2035.
Somme enormi, dunque, che, anche a voler proseguire la politica di privatizzazione dei gioielli di Stato e di dismissione del patrimonio immobiliare, ci lascerebbe ben presto come unica opzione quella di ridurre profondamente la spesa pubblica e di aumentare fortemente la tassazione su cittadini ed imprese.
Un rischio pesantissimo di aggravamento dell'attuale crisi economica che farebbe saltare la stessa stabilità dei conti pubblici oltre al rischio di pesanti ripercussioni nella vita dei cittadini.
Se solo pensiamo a quanto diventa tortuoso recuperare 4 miliardi per mancati introiti dall'IMU, non è difficile immaginare quali scenari si prefigurino per mettere su una manovra da 50 miliardi l'anno per 20 anni.
Immaginate di volare su un aereo il cui pilota è svenuto e rimane solo quello automatico, ma di fronte stavolta c'è una montagna.
Come uscire da questa situazione? Certamente con due mosse: la rimozione del pilota automatico e successivamente l'affidamento della guida ad un pilota responsabile.
È la filosofia che ispira la proposta di un nuovo gruppo di economisti e studiosi auto denominatisi "Viaggiatori in Movimento", che propongono, appunto, un referendum contro il Fiscal Compact.
Credo sia arrivato il momento di formare una nuova classe dirigente ed economica che studi nuove prospettive per la futura crescita di questo Paese, in uno scenario organico e non affidato all'emergenza del momento.
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